Lo sapevamo: Fables sta per giungere alla fine. Lo sapevano anche i fan presenti all’incontro del Baltimore Comic-Con in cui autori ed artisti che hanno lavorato alla serie si sono riuniti per parlarne ed elaborare il lutto assieme ai lettori di una delle serie a fumetti più apprezzate degli ultimi anni. Presenti a questa sorta di funerale vichingo di Fables, Bill Willingham e Mark Buckingham, il duo creativo centrale della serie, assieme a Barry Kitson, Adam Hughes, Andrew Pepoy, Steve Leialoha, Todd Klein e i dirigenti della DC Paul Levitz e Bob Wayne.

Si è trattato davvero di una conversazione fra amici e colleghi che a turno hanno raccontato i loro inizi come collaboratori di Willingham, mastro dei giochi di Fables e del suo spin off Fairest. Da Mark Buckingham, definito il miglior artista sconosciuto del fumetto occidentale, ad Adam Hughes che ha raccontato come avesse evitato Fables per anni anche come lettore, prima di venire contattato per lavorare su Fairest, e leggere senza sosta tutto il materiale pubblicato, incapace di mollare la lettura, affascinato dal mondo fantastico e postmoderno creato da Willingham. Oggi che è un amante incrollabile della serie, è quasi contento di poterci lavorare in chiusura: quanto danno potrebbero fare le sue copertine e i suoi disegni a un fumetto già destinato alla fine?

Ringraziamenti doverosi di Willingham a Paul Levitz, che approvò il progetto in tempi brevissimi, dopo la lettura dei primi soggetti. I quali ebbero una inquietante concomitanza con i primissimi trailer televisivi di Shrek. Preoccupato dalla somiglianza tematica con il film della Dreamworks, Willingham venne rassicurato dagli editor, il cui appoggio non sarebbe mai venuto meno in tanti anni di successi. Buckingham ha inoltre messo in luce come la DC e Levitz in particolare siano stati capaci di mettere insieme il cast perfetto per Fables e di cementare il rapporto tra autori ed editor, noché fra gli autori e gli artisti stessi.

Pepoy, inchiostratore di moltissimi numeri della serie, ha raccontato di come il suo rapporto con Willingham sia nato alle convention americane, dal primo incontro a Chicago nel 1983, sino alla collaborazione su Fables: vent’anni costellati da incontri a fiere, manifestazioni e presentazioni senza mai riuscire a lavorare insieme. Per poi scoprire di avere una stretta comunione di intenti artistica, realizzata pienamente sulle pagine di Fables.

C’è stato spazio un po’ per tutti, dal letterista Todd Klein al disegnatore Leialoha, che ha realizato alcune delle più memorabili copertine di questi anni. Ma, ovviamente, è stato Buckingham al centro dell’attenzione verso il finale dell’incontro. Fables è stata davvero la vetrina che lo ha portato alla notorietà, molto più del suo lavoro su Miracleman, che aveva messo in mostra le sue qualità, ma era troppo sperimentale per renderlo riconoscibile, per dargli una fisionomia precisa presso il pubblico. Dopo la collaborazione tra lui e Willingham sullo spin off di Sandman, Merv Testa di Zucca, nel 2000, lavorare insieme sulla serie venne naturale, fino all’elaborazione del fantasioso e bizzarro mondo di fiabe che è valso un Eisner Award e tanti riconoscimenti di critica e pubblico.

Con questa chiacchierata, gli autori hanno dato l’addio a Fables e ai propri lettori, ringraziandoli per gli oltre dieci anni di fedeltà ad una serie che nacque come una scommessa e da un’idea di base tutt’altro che solida in termini di previsioni di successo. Personaggi delle fiabe che si muovono in un mondo dalle dinamiche sociali moderne? Non proprio una safe bet. Ma, per fortuna di tutti noi lettori, una scommessa vinta.

Fonte: Comic Book Resources