E venne il giorno… o meglio, il momento dell’ultimo panel Marvel Comics al San Diego Comic-Con. Il Chief Creative Officer Marvel Joe Quesada e gli scrittori Mark Waid e Dan Slott hanno parlato dei grandi anniversari che ricorrono nel 2014 al panel Marvel Comics’ 75th and Daredevil’s 50th. Ricordando le origini della Casa delle Idee, quando a dirigerla era Martin Goodman e Stan Lee era solo un redattore come tanti, Waid ha raccontato un aneddoto secondo cui a moglie di Lee, Joanie, fu fondamentale per la creazione dell’Universo Marvel; disse infatti al marito:Se hai intenzione di smettere coi fumetti, andare via e fare qualcosa di diverso, almeno tenta un ultimo colpo e fa’ qualcosa che vuoi fare davvero. Dimentica ciò che vuole Martin Goodman. Dimentica quello che pensi che i lettori vogliano. Fai qualcosa che sia davvero tuo.” Grazie alla collaborazione con Jack Kirby, quel fumetto divenne Fantastic Four.

Waid ha poi chiesto ai suoi compagni relatori quando si sono imbattuti nei fumetti Marvel la prima volta. A Quesada accadde coi numeri dal #96 al #98 di Amazing Spider-Man, celebri per la tematica della droga e non approvati dal Comics Code: “Non ho mai fatto uso di droghe, ma mi sono assuefatto ai fumetti, ha detto Quesada, “Questo può costare anche più soldi nel lungo periodo.”

Quesada ha ricordato che adorava quanto i fumetti Marvel risultassero “diversi”, o il fatto che Peter Parker vivesse nel quartiere di Forest Hills del Queens, che era vicino a dove viveva a lui, a Jackson Heights. Ha sempre seguito con passione la Stan’s Soapbox, dove Lee dava ai lettori una visione dall’interno di come funzionava la Marvel, anche quando le cose non stavano andando nel modo migliore: Ricordo di aver letto dalla Soapbox del giorno in cui Jack Kirby lasciò la Marvel, ha detto Quesada, che ha sempre ammirato questo approccio nell’affrontare i problemi a viso aperto: “Nonostante la giovane età, Lee ha gestito tutto.

Slott ha raccontato che ciò che gli piaceva di più della Marvel Comics in tenera età, era che a volte gli eroi perduti ritornavano, come ad esempio nello storico episodio di Daredevil #7 con la battaglia tra il Cornetto e Namor. Quesada ha poi ribadito una delle massime sulle differenze tra eroi Marvel e quelli della Distinta Concorrenza, ossia che i grandi eroi DC Comics tendono ad essere identità segreta prima che persone; Superman e Batman sono le identità reali, Clark Kent e Bruce Wayne sono le maschere, [come Quentin Tarantino ci ha ricordato in Kill Bill vol. 2]. Ma non è questo il caso alla Marvel: Stan ha creato Peter Parker e Matt Murdock, le persone reali, e solo poi gli ha fatto indossare una maschera, ossia la facciata. È molto più facile per noi rapportarci in questo modo ai personaggi.”

Per quanto riguarda nello specifico Daredevil, Waid voluto parlare dell’opera dell’artista Bill Everett, che ha co-creato il personaggio con Stan Lee. Ha quindi ricordato che, a differenza di un sacco di prime raffigurazioni di personaggi Marvel, Daredevil ha debuttato già completamente formato, se si fa eccezione per la cromatura del costume originale, giallo e nero. La combinazione di colori dev’essere stata difficile da trovare, ha confermato Quesada: “Era in effetti un po’ troppo buffa. Non certo il genere di cose che cattura l’occhio.” Wally Wood ha poi progettato l’iconico costume rosso, che Waid ha elogiato nel suo essere così duraturo, proprio per questo raramente è cambiato negli anni.

Waid ha poi chiesto a Quesada del suo lavoro sul personaggio durante l’era Marvel Knights, alla fine degli anni ’90: Ho sempre amato il personaggio, ha cominciato Quesada: Qualcosa in lui risuonava in me. Lui e Spider-Man sono stati i miei due preferiti. Crescendo, [Daredevil] è passato in testa. C’è qualcosa di bello, eroico e tragico nel personaggio, e nelle sue capacità che, nonostante siano comunque un po’ super, sono comunque quelle di una persona tesa ad affinare le proprie per avvicinarsi alla perfezione.

Quesada ha poi elogiato un lunga lista di talenti che hanno lavorato sul personaggio, una lista “mortale”, ha tenuto ad aggiungere Waid, attuale sceneggiatore della serie che, per forza di cose, deve confrontarsi coi grandi del passato, come Stan Lee, Frank Miller, Kevin Smith, Brian Bendis e Ed Brubaker. Dopo aver riservato parole di stima per il disegnatore delle sue storie, Chris Samnee, Waid ha usato una metafora per esplicare quanto lavorerà ancora sul titolo: “Dovranno strappare la serie dalle nostre gelide mani morte”.

Si è poi parlato della serie TV prodotta da Netflix: Il cast è fenomenale, e c’è l’atmosfera giusta per una storia ambientata a Hell’s Kitchen” ha detto Quesada. “Penso che la amerete e sarà lo stesso per le altre serie prodotte da Netflix. Daredevil è solo l’inizio.“Non lo sta dicendo tanto per dare spettacolo, ha aggiunto Waid: “Se Joe dice che lo show è buono, lo è davvero.”

Waid ha chiesto a Slott cosa gli piace di Daredevil: “È uno dei personaggi Marvel più incasinati, ecco cosa!. Discutendo poi dei poteri del Diavolo Rosso, Waid ha detto che gode del fatto che la tecnologia abbia reso le cose più difficili per il personaggio; infatti se può leggere parole stampate, grazie al suo elevato senso del tatto, non è in grado di decifrare le parole su uno schermo.

Il resto dell’incontro è stato animato dalle domande del pubblico. Si è parlato nuovamente di tutto ciò che è Marvel su piccolo e grande schermo e Slott ha rivelato che incontra ancora un sacco di fan di sesso femminile che hanno iniziato a leggere fumetti grazie al cartone anni ’90 degli X-Men. Waid, in merito alle influenze tra diversi media ha tenuto a precisare che la libertà creativa è ancora un elemento basilare della sua collaborazione con la Casa delle Idee: “Quando tre o quattro volte l’anno ci riuniamo per parlare di ciò che andremo a fare [alludendo ai tradizionali ritiri editoriali della Marvel], non c’è nessuno a dirci che le nostre cose “devono essere più simili ai film“. A questo riguardo Waid si è complimentato con Quesada, per aver mantenuto i fumetti al centro di tutto.

 

Fonte: CBR