Uno sceneggiatore e un’attrice. Lui è Tony Puryear, artista e scrittore per la televisione di cui probabilmente non avete mai sentito parlare. Uno di quei professionisti oscuri dell’entertainment che, probabilmente, hanno contribuito a decine di show che avete visto senza che voi lo sappiate. Lei è Erika Alexander e, se avete più di venticinque anni, probabilmente la ricordate come Pam, la cugina di Clair Robinson del Cosby Show, che si installò per una stagione a casa della famiglia nera più famosa della storia della tv internazionale. Insieme sono il team reativo di una delle prossime miniserie di Dark Horse, dal titolo Concrete Park: R-E-S-P-E-C-T.

Una storia di fantascienza, ambientata in un impotetico futuro in cui la Terza Guerra Mondiale ha cambiato il volto del pianeta. Vicino alla Terra, c’è un piccolo pianeta di nome Oasis. Suona ospitale, ma è in realtà un’immensa prigione. Ricorda da vicino i quartieri degradati di East Los Angeles e le zone più caotiche e problematiche del Messico. Gang, bande criminali, politica corrotta per definizione. Un’ambientazione sin troppo familiare per essere una storia di fantascienza.

La prima storia di Concrete Park ha già debuttato sull’ultimo volume antologico “Dark Horse Presents”, con un prequel decisamente eloquente. Si tratta di una storia sci-fi epica con un particolare decisamente caratterizzante: ad essere protagoniste sono le minoranze etniche, che prende di petto il tema della diversità, senza trattarlo in maniera metaforica. Una donna come personaggio principale, la comunità di colore come cornice privilegiata. Puryear non vuole affidarsi alle allegorie, ma essere più schietto possibile. “Il nostro mondo parla una molteplicità di linguaggi – dice – ci sono spiritualità, identità, sessualità differenti che sono spesso suggeriti ma raramente presenti nelle storie di genere”. Un fumetto in cui non sono soltanto le differenze tra le persone ad essere sotto i riflettori, ma anche quelle interiori. Concetti come amore, famiglia, spiritualità verranno trattati in maniera diretta.

Il tutto all’interno di una narrazione che rimane di genere, che resta nel contesto di un fumetto d’azione. Il pianeta Oasis è per lo più deserto, ma non è privo di risorse. Una sorta di continente australiano trascinato nello spazio che funge da colonia penale: chi viene inviato qui è uno schiavo e un detenuto e lo sarà per la vita. Gli asilanti non sono costretti in catene, hanno una relativa libertà di movimento, ma la loco condizione non cambia. Sono schedati, monitorati, trasformati in risorse da codici a barre e microchip. Una condizione non troppo diversa da chi, pur vivendo in paesi nominalmente liberi, spiega la Alexader, è costretto a stili di vita proibitivi dalle condizioni economiche inique o da pressioni politiche inaccettabili.

I tratti di un progetto che prende le mosse da luoghi comuni, temi, situazioni arcinote al pubblico della fantscienza e del fumetto con la voglia di riempirli di contenuti per nulla banali, rischiosi e interessanti. Concrete Park, al suo esordio, ha già attirato gli aguardi di molti, anche per il tratto pulitissimo delle tavole e il gusto retrò delle matite di Puryear, che definisce l’ambiente visivo della miniserie come “funky”. E davvero gli anni Settanta tornano alla mente. La miniserie farà il suo ritorno a settembre con cinque numeri. Un ciclo che, nelle intenzioni degli autori, vuole essere l’introduzione a un’entità narrativa di ampio respiro, non sappiamo ancora se organizzata per stagioni o con cadenza regolare. Certamente un prodotto con le carte in regola per essere interessante e che varrà la pena tenere d’occhio.

Fonte: Comic Book Resources