JABBA THE HUTT

(nota anche come Jabba the Hutt: The Art of the Deal in TP)

Miniserie di 4 numeri trimestrali

Data di pubblicazione: 1995-1996

Autore: Jim Woodring

Disegnatore: Art Wetherell

Colori: James Sinclair

Copertine: Cam Kennedy, Steve Bissette

 

Per chi non conosceva l’esistenza di questa serie, la perplessità e lo scetticismo iniziale sono d’obbligo. Una miniserie a fumetti su Jabba the Hutt? Cosa può mai esserci da raccontare su un lumacone grasso e ripugnante che se ne sta seduto tutto il giorno su un podio a fumare la pipa ad acqua e a vessare i suoi cortigiani? Chi invece si è divertito a leggerla al tempo della sua uscita, nella primavera del 1995, ricorda con gusto i molti momenti divertenti che ha saputo offrire.

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Jabba the Hutt: The Art of the Deal (nome della raccolta in trade paperback, che comprende i quattro capitoli della miniserie originale: The Gar Suppoon Hit, The Dinasty Trap, The Hunger of Princess Nampi e Betrayal) esce decisamente in sordina rispetto agli altri progetti starwarsiani di casa Dark Horse. Mentre dei vari Tales of the Jedi, Dark Empire e Classic Star Wars si sa pressoché tutto in anteprima grazie a un serrato battage pubblicitario, Jabba the Hutt spunta fuori praticamente dal nulla. I quattro capitoli della miniserie possono essere visti come “avventure” dell’adiposo signore del crimine precedenti all’epoca della trilogia classica e illustrano alcuni momenti salienti della sua “scalata” nel mondo criminale galattico. Ai testi un ispirato e sardonico Jim Woodring, alle matite Art Wetherell.

Per la verità, dopo lo spiazzamento iniziale e compreso lo spirito della serie, le pagine scivolano via molto piacevolmente: divertenti, intelligenti e mai noiose, e anche ricche di diverse svolte inaspettate e colpi di scena degni di rispetto. Tutto questo a una condizione, e cioè che vi piaccia lo splatter e che apprezziate l’incrocio tra umorismo nero e scene macabre. Se dovessimo infatti trovare un filone cinematografico a cui ricondurre le avventure di Jabba, quello che più si avvicina alle sue storie è indubbiamente quello dei movie horror/splatter infarciti di una sana dose di autoironia. Jabba (che comunque nelle sue storie a fumetti è assai più mobile e dinamico di quanto non sia nel film, e che per la sanità mentale di tutti noi lettori parla la nostra lingua) si muove in scenari a metà strada tra il bizzarro e il truculento, destreggiandosi tra teste mozzate, sbranamenti assortiti, laser che inceneriscono arti, prigionieri che esplodono nel vuoto dello spazio e creature fameliche in grado di scarnificare una persona. C’è da dire che l’aspetto splatter delle storie è gestito in maniera intelligente, ironica e comunque funzionale alla trama, e che il tratto di Wetherell, decisamente fuori posto negli scenari epici di Tales of the Jedi, qui funziona ottimamente ed è anzi il benvenuto a mostrarci le scene più truculente in maniera stilizzata e cartoonesca, piuttosto che indulgere in una rappresentazione realistica che potrebbe far annodare qualche stomaco di troppo.

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Chi pensasse di trovarsi davanti solo a una serie di scene grottesche tuttavia sbaglierebbe: c’è anche “cibo per il cervello” nelle avventure di Jabba, e le trame sono tutt’altro per scontate, imperniate sugli intrighi di potere, tradimento e doppio gioco tipici del mondo del crimine in cui la spunta non il più forte o il più resistente, ma il più scaltro e subdolo. Woodring regala a Jabba una natura machiavellica e complottista di tutto rispetto e la serie è assai divertente da seguire anche come una sequenza di partite a scacchi e sfide in astuzia che l’Hutt ingaggia con l’avversario di turno.

Menzione a parte infine per l’ultimo capitolo, Betrayal, che porta sotto i riflettori il frustrato e subdolo braccio destro di Jabba, Bib Fortuna, che nello spazio di una singola esilarante storia si guadagna un posto meritato accanto ai villain simpatici e sfigatissimi che vedono i loro piani geniali ritorcersi inesorabilmente contro di loro.

Jabba the Hutt è un’opera minimale che non lascia il segno nel quadro globale degli eventi galattici ed è pressoché privo di momenti epici o esaltanti (l’intero fumetto è pressoché privo di figure eroiche o positive, e quelle poche che si intravedono finiscono in genere macinate negli ingranaggi del mondo del crimine in un batter d’occhio), quindi chi è affezionato agli aspetti lirici o esaltanti del mondo di Star Wars farà bene a cercare altrove. Regala tuttavia al lettore qualche ora di divertimento grottesco, sardonico e, soprattutto, intelligente: decisamente molto di più di quanto fosse lecito aspettarsi da quello che sul grande schermo è solo un pupazzone di gomma odioso e opprimente.

Equilibrio della Forza

Lato Chiaro

– Intelligente, niente affatto scontato, truce ma con un ottimo sense of humor. Non è affatto una lettura noiosa e gli intrighi sono ben congegnati, in grado di sfidare come si deve l’intelletto del lettore.

Lato Oscuro

– Chi non ama gli elemeni sopracitati (humor, scene splatter, intrighi) troverà ben poco altro di suo interesse. Molti degli aspetti più tradizionali di Star Wars, dalla Forza all’eroismo alle scene di azione, sono assenti.

Giudizio Finale

Jabba the Hutt è una prodotto simpatico, intelligente e ben riuscito, a patto di sapere in anticipo cosa si compra: è scritto con arguzia e intelligenza e le sue storie si lasciano leggere e anche rileggere volentieri. Gli amanti dello Star Wars più “nobile”, tuttavia, troveranno ben poco pane per i loro denti in questa serie.

 

Chrono Star Wars #6: Dark Lords of the Sith

Chrono Star Wars #5: Droids 

Chrono Star Wars #4: Dark Empire II

Chrono Star Wars #3: Classic Star Wars

Chrono Star Wars #2: Tales of the Jedi

Chrono Star Wars #1: Dark Empire

Si ringrazia il gruppo Facebook Star Wars Club Perugia per la collaborazione