Nell’annuncio del ritorno di Don Zauker con un terzo episodio inedito, vi avevamo avvertiti che qualcosa di sfizioso stesse bollendo in pentola. L’attesa è durata poco: abbiamo il piacere di ospitare qui su Badcomics.it, i creatori del “demoniaco” sacerdote, ovvero i Paguri, a.k.a. Daniele Caluri ed Emiliano Pagani, che oltre a una lunga intervista, da non perdere, hanno voluto omaggiare tutti i lettori del nostro sito con una serie di chicche.

Ecco qui di seguito l’intervista agli autori di Don Zauker e i primi sketch del terzo capitolo, in esclusiva assoluta.
Buona lettura!

 

— Un saluto e un benvenuto qui su Badcomics.it a Daniele Caluri ed Emiliano Pagani. Grazie ragazzi per la grande disponibilità e la simpatia domostrataci. Partiamo subito con il motivo per cui siete qua, cosa che ci fa molto piacere: il terzo capitolo inedito di Don Zauker che compie 11 anni di vita editoriale. Avete perso l’occasione di festeggiare la cifra tonda l’anno scorso come fanno tutti gli altri personaggi dei fumetti e volete rifarvi quest’anno?

Guarda, ad essere sinceri non ci avevamo proprio pensato… ma davvero sono già passati 11 anni? Accidenti se è longevo, il vecchio bastardo… In realtà – ma crediamo ve ne siate accorti – Don Zauker è estraneo a certe logiche, che ne negherebbero la natura folle e disordinata. È una cosa inscritta nel suo, e nel nostro, DNA: quando tratteggiammo le prime idee decidemmo fin da subito che le sue storie avrebbero dovuto essere una galoppata senza freni, da portare avanti solo finché ci fossero state buone idee alla base. E il metro di misura per giudicare se lo fossero o meno era ed è rigorosamente il nostro. Questo ha comportato anche l’esclusione di certi tatticismi di mercato, come le ricorrenze, appunto, o espedienti simili. Don Zauker si fa vivo quando la pressione di certe assurdità si fa intollerabile, e per evitare a noi due di andare in analisi.

— Si intitolerà Il Ritorno del Re come avete ammiccato sul vostro blog? Potete già dirci quando uscirà e da chi sarà pubblicato?

No, “Il ritorno del re” era solo il titolo del post che annunciava ufficialmente i lavori in corso per il terzo albo, ed era stato anticipato da altri post senza titolo, che presentavano solo preziosi dettagli per veri amatori: un Vendetta Corsa, lo stemma del Carl Zeiss Jena, il tatuaggio “Viva Bettega” sul culo, etc… Abbiamo usato quel titolo anche per ristabilire un attimo una sorta di gerarchia in certi ambienti fumettologici.
Il titolo reale non possiamo ancora divulgarlo, almeno non prima di ottobre, anche perché siamo indecisi tra un paio di opzioni. E qui rispondiamo già alla seconda domanda: uscirà per Lucca Comics & Games 2014, dove saremo presenti – udite udite – con uno stand interamente dedicato al vostro esorcista di fiducia. Quanto alla pubblicazione, sarà a cura dell’Associazione Paguri, vale a dire autoprodotto.

— Ci è giunta voce che avreste rifiutato offerte di importanti editori (e non sarebbe la prima volta) per questo terzo capitolo di Don Zauker. Lo confermate? E se si, avreste voglia di spiegarne il perché?

Certo, come sono loquaci, questi uccellini…
Ma no, detta così ci fai passare per primedonne (o vecchie zitelle) che si vantano dei loro pretendenti ai quali hanno rifiutato le proprie grazie… Preferiamo dire che per questo terzo Don Zauker siamo partiti da subito con l’idea dell’autoproduzione (come del resto era stato per i due albi precedenti), quindi non abbiamo avuto bisogno di rifiutare alcunché. Casomai ci sarebbe da porre l’attenzione su un caso apparentemente illogico: in genere un fumettista pubblica i propri lavori con la speranza di essere notato da una grande casa editrice e poter lavorare per essa. Ecco, noi pubblichiamo le nostre storie umoristiche con Panini Comics (con cui ci troviamo benissimo e con la quale continueremo a lavorare, sia chiaro), e ora che ci sarebbe stata la possibilità di pubblicare questo nuovo DZ con loro, preferiamo tornare a autoprodurcelo, aumentando di tantissimo i rischi, a livelli siderali lo sbattimento e diminuendo sia la visibilità che la distribuzione. È una scelta che può apparire abbastanza idiota, ce ne rendiamo conto, e crediamo sia unica nel panorama fumettistico italiano; ma le ragioni per cui abbiamo preso una tale decisione sono così tante e varie che servirebbe un’intervista solo per questo argomento. Diciamo, rischiando di banalizzare per questioni di spazio, che il motivo è un’enorme sega mentale che ci facciamo da tempo, ma di cui siamo più che convinti, e cioè che DZ tragga parte della sua forza dal non essere collegato ad alcuna realtà editoriale più o meno mainstream. Dall’essere semplicemente il protagonista di storie ferocemente satiriche, si è arricchito di ulteriori valenze, rappresentative di un certo spirito che fa dell’indipendenza da tutto e da tutti la propria, ostinatissima, ragion d’essere.
Casomai, possiamo dire che con il terzo albo di Don Zauker, usciranno le ristampe dei primi due, praticamente spariti da anni a causa di scellerate scelte editoriali (il rischio, ricordate?). Ristamperemo tutta la trilogia di Don Zauker, rendendola disponibile da Lucca 2014, e questa è una cosa che ci rende particolarmente orgogliosi.

— Visto che l’avete citata voi la Panini… Scappa per forza una domanda su Nirvana. Vedremo una terza stagione, ce lo confermate?

Guarda, partiamo tra qualche giorno alla volta di Modena appunto per discutere di queste cose. Comunque l’idea di Panini era di continuare Nirvana con una terza stagione, subito a ruota della seconda e magari anche con una quarta, una quinta e così via. Noi abbiamo deciso di fermarci  perché non ce la facevamo più con i tempi e le scadenze che si erano fatte troppo pressanti e rischiavano di andare a danno della qualità della serie. Loro hanno capito e abbiamo deciso di comune accordo di far passare un po’ di tempo, tra la seconda stagione e la terza. Quello che abbiamo deciso e che abbiamo impiegato un po’ a fargli digerire è che dopo la terza stagione vorremmo fermarci definitivamente. E anche qui andiamo controcorrente, al punto che loro in primis si sono stupiti: ma come, una grande casa editrice con la quale lavoriamo bene ci offre la possibilità di continuare una nostra serie per “n” stagioni e noi decidiamo di fermarci? Sì, e anche questa decisione va inserita nel discorso del cambiamento che mantiene vivi dal punto di vista creativo (e non solo) e nel non volersi fossilizzare sempre sui soliti personaggi, anche se hanno successo. Questo è un modo per continuare a crescere e, a nostro modo di vedere, anche una forma di rispetto nei confronti dei lettori, anche se spesso questi ultimi sono conservatori, si affezionano ai personaggi e tendono a richiedere sempre gli stessi. Nella nostra carriera, se così si può chiamare, dal Vernacoliere in poi, ma anche sul Male, con Panini, etc… ne abbiamo creati decine di personaggi di successo e ogni volta, quando ritenevamo fosse arrivato il momento, li abbiamo uccisi senza rimorso, editorialmente parlando. Fa parte di un processo di evoluzione e di sperimentazione che ci piace affrontare, al di fuori del contesto commerciale – che pure è importante, fondamentale, ma a questo ci pensano gli editori, gli autori dovrebbero avere altri obiettivi – e che ci porterà in futuro ad allontanarci dal genere umoristico per provare altre strade. Ecco, questa è l’anteprima più grossa che vi abbiamo dato.

— Grazie. Torniamo a Don Zauker allora. Il team creativo del terzo volume sarà formato dai voi Paguri al 100% o avremo qualche ospite a sorpresa? Ci viene in mente la copertina di Santo Subito, firmata da Massimo Carnevale.

No, niente sorprese. Ci abbiamo pensato a lungo e alla fine abbiamo deciso di fare tutto da soli, nel solco della millenaria tradizione che ha come capostipite Onan e della quale siamo ferventi e convinti praticanti.

— In Santo Subito ci avete divertito e vi siete divertiti a smontare e rimontare cronologicamente tutta la storia, un po’ alla Pulp Fiction. La carica satirica con effetto a sorpresa finale è stato fondata sul modo di raccontare piuttosto che sul racconto stesso. In Inferno e Paradiso invece, avete optato per una storia più lineare e diretta, il messaggio è stato concentrato in un soggetto e in una sceneggiatura al fulmicotone. Siete d’accordo con quest’analisi? E cosa dovremo aspettarci da questo terzo capitolo di DZ, potete anticiparci qualcosa?

Dunque… Dopo il primo albo qualcuno ci aveva accusato di aver realizzato una storia troppo complicata; dopo il secondo ci avevano detto che era una storia dai toni troppo cupi… in verità erano così, perché così le avevamo volute. Chi si aspettava la continuazione delle storie brevi del Vernacoliere è rimasto sorpreso, ma chi ci segue sa bene che da noi non deve mai aspettarsi la stessa cosa due volte di seguito. Ci piace cambiare e questo aspetto lo consideriamo alla base di ogni processo creativo. Qualcuno dice che è rischioso, ma in realtà non c’è alcun rischio. Almeno, non se non viene sacrificata la coerenza in favore della furbata. Il discorso tanto in voga nel mondo del fumetto (ma non solo) del “finché funziona, sfruttiamolo al massimo” con noi non ha mai attaccato, anzi. Non vendiamo biscotti e pensiamo che una buona storia non debba necessariamente limitarsi alla sola evasione, ragion per cui abbiamo sempre rifiutato certe logiche da supermarket. E lo vedrete anche in quello che realizzeremo in futuro. Non condanniamo nessuno, è normale che un editore possa ragionare in un certo modo, ma un autore dovrebbe avere anche altri obiettivi. Tornando a DZ, la differenza sostanziale rispetto ai primi due albi è che in questo lui sarà il protagonista assoluto, e sempre più scatenato. Non siamo noi a deciderlo, ma il clima in cui stiamo vivendo, che troviamo allucinante. Non ci sarà una sola pagina in cui non dica o faccia qualcosa di memorabile. O vergognoso, dipende dai punti di vista.

— Molti attori comici, attenti critici della quotidianità soprattutto italiana, si lamentano di quanto sia sempre più difficile riuscire a caricaturizzare un fatto o un personaggio, perché la realtà ha dimostrato di essere peggiore della fantasia. Nella Chiesa saltano subito in mente gli scandali legati alla pedofilia e allo IOR. Vita dura anche per voi e per il vostro Don Zauker?

Guarda, confessiamo che dopo aver visto la locandina che annunciava la diretta su Sky 3D della canonizzazione dei due papi, abbiamo vacillato per qualche secondo. Ma in fondo, soprattutto quando si toccano certi argomenti, la realtà supererà sempre alla grandissima la fantasia; e questo non è un ostacolo, ma un punto di forza della satira. Perché la satira, per essere tale, deve avere al proprio interno sempre una parte di verità, deve essere credibile, altrimenti non funziona o diventa un’altra cosa. La caricatura e la parodia, che tanto successo hanno nel mondo della comicità e del fumetto ci annoiano dopo 10 secondi e ci irritano dopo 11. Quindi, no, non ci lamentiamo, anzi lo prendiamo come una continua sfida a migliorarci.

— Non escono più strisce di DZ sul Vernacoliere da diversi anni – voi avete ufficialmente annunciato la cessazione della collaborazione due anni fa – c’è un motivo in particolare per questa decisione?

Guarda, il motivo principale è una drammatica mancanza di tempo da parte nostra: negli anni abbiamo accumulato impegni su impegni fino a che non siamo più riusciti ad assicurare una nostra presenza in modo costante. Ma non è l’unica ragione: di mezzo ci si è messa anche la volontà di provare a sperimentare altri linguaggi, impossibili da adattare al formato del Vernacoliere, e a camminare solo sulle nostre gambe, per non fossilizzarsi su un solo codice. La verità è che tutte le cose hanno una fine ed è bene che l’abbiano, perché sia garantito un ricambio che porti idee e materiale nuovi; e il nostro rapporto con il Vernacoliere, al quale auguriamo davvero lunga vita, era arrivato alla sua fine naturale. Non che sia stata una decisione presa alla leggera, naturalmente: oltre al rapporto lavorativo, siamo legati alla redazione da un rapporto umano; il Vernacoliere è stato una bellissima esperienza, che ci ha dato tantissimo (e al quale pensiamo di aver dato tanto pure noi) e che ha contribuito in maniera importante alla nostra formazione di autori. Anche perché facciamo purtroppo parte di una generazione che si è formata sulla carta, costruendo mattoncino dopo mattoncino, quando oggi è invece possibile raggiungere in brevissimo tempo un pubblico enorme passando da Facebook.

— Nell’appuntamento sul giornale satirico, in poche vignette si doveva definire una situazione e risolverla, un po’ come in uno sketch televisivo. In un fumetto di 46 pagine circa, potete sbizzarrirvi (e lo avete dimostrato nei due capitoli precedenti) un po’ come vi pare. Ci sono grosse differenze nel creare soggetto e sceneggiatura per una storia sul Vernacoliere e un fumetto di quasi 50 tavole. Dove vi trovate più a vostro agio?

C’è un’enorme differenza tra realizzare e sviluppare una storia in due sole tavole o in 46. Sono proprio linguaggi diversi, ma in tantissimi continuano a non capirlo. Il dramma è che se non si capisce questo, non si capisce niente del fumetto, ma neanche del cinema, della letteratura e probabilmente della vita in generale. Poi, uno può dire di preferire una cosa all’altra, certo, ci mancherebbe, ma non si possono mettere sullo stesso piano. E’ come paragonare uno spettacolo comico a una barzelletta. La barzelletta è più immediata e si basa su una gag, lo spettacolo costruisce un percorso ed esplora altri territori, altri linguaggi. Questo senza parlare dei disegni. In una storia di 46 pagine possiamo lasciare spazio a paesaggi, inquadrature particolari, trovate sceniche impossibili da sperimentare in due sole pagine. Detto questo, riuscire a far funzionare al meglio una storia, inserendo battute, satira, ritmo, bei disegni e anche un minimo di trama in due sole pagine è stata una sfida maledettamente difficile. Ma, senz’ombra di dubbio, il miglior allenamento che potessimo praticare.

— Come funziona la sinergia nei Paguri? Gli ambiti sono precisi, testi a Emiliano e disegni a Daniele, oppure non ci sono confini netti e, come nasce un soggetto di Don Zauker?

No, i confini non sono netti; frequentandoci da anni, sappiamo benissimo dove l’altro vuole andare a parare e, soprattutto, se può fare di meglio. E allora possiamo permetterci il lusso di invadere con leggerezza i rispettivi campi, se c’è la consapevolezza che le osservazioni riguardo al lavoro dell’altro sono migliorative. Funziona così: parliamo e parliamo di argomenti generici – il termine tecnico è cazzeggiamo – per ore e giorni: fumetti, film, libri, topa, attualità e tutto quello che ci passa per la testa, il più delle volte lamentandoci di quelli che vediamo in giro e sognando cose che, al contrario, vorremmo vedere e non riusciamo trovare, È un momento di vaglio in cui vengono fuori idee e stimoli da ambo le parti, che potranno essere sviluppati o semplicemente moriranno lì. E, pian pianino, viene fuori anche quale tipo di storia ci piacerebbe fare e come ci piacerebbe realizzarla. Poi, le cose sono abbastanza semplici. Emiliano pensa un soggetto e scrive la sceneggiatura in rigoroso isolamento; una volta completata, la manda a Daniele. Che la legge, fa le sue segnalazioni e inizia a disegnarla. Al momento della visualizzazione dei disegni spesso ci si accorge che qualcosa potrebbe funzionare meglio in un altro modo, oppure che una determinata scena sarebbe meglio spostarla o renderla in maniera diversa. Allora ci troviamo e, se è il caso, torniamo a modificare alcuni passaggi della sceneggiatura o del disegno in modo che tutto renda al meglio.

— Facciamo un po’ di storia del personaggio. Il nome è un’allusione/omaggio al nemico numero 1 di Haran Banjo e del suo robot Daitarn III. Siete figli della generazione dei robot giapponesi e si capisce. Come è nato questo prete esorcista farabutto e perché porta il nome del “re” dei Meganoidi, che possiede una sonorità indiscutibilmente suggestiva e sinistra?

Don Zauker è nato quando avevamo entrambi chiuso le rispettive serie che pubblicavamo da anni sul Vernacoliere. Ci siamo trovati a cazzeggiare a casa di Emiliano (che all’epoca abitava in Via della Madonna, n.b.) pensando a cosa ci sarebbe piaciuto fare. Eravamo in pieno giubileo, con Giovanni Paolo II che impazzava su tutti i mezzi di comunicazione (esattamente come adesso) ed Emiliano ha cominciato a parlare che gli sarebbe piaciuto fare un fumetto con protagonista un esorcista che doveva avere determinate caratteristiche. Mentre Emiliano parlava, Daniele disegnava e alla fine della serata il profilo di Don Zauker (che poi si è evoluto e modificato nel tempo) era pronto. Quanto al nome, serviva un Don… qualcosa: Don Johnson, Don Lurio, Don Backy… DON ZAUKER, ecco. La forza sinistramente evocativa del nome (superata in questo solo da Joseph Ratzinger) ci ha conquistato subito.

Don Zauker come spiegate sul vostro blog, “è un fumetto sulla totale mancanza di senso critico che caratterizza molte persone, di fronte alla religione e alla Chiesa cattolica in particolare”. È un fumetto comico, grottesco, spesso molto esplicito, tipico, se permettete, della tradizione e della peculiarità della satira e della verve toscane, ma affronta argomenti molto seri come Chiesa e Religione, appunto. Dall’esordio di Don Zauker a oggi, pensate sia cambiato qualcosa in Italia e nella Chiesa Cattolica in questi 11 anni e che ne pensate seriamente, di papa Francesco?

No, non crediamo sia cambiato molto, anzi. Cosa pensiamo di papa Francesco? Niente. Non ce ne frega assolutamente niente di papa Francesco, perché non è lui il problema maggiore. Non quando ci sono comunque migliaia di persone che, prima ancora della sua elezione, affollano piazza San Pietro con striscioni con scritto “Viva il papa”. A quel punto potevano anche eleggere un tricheco, un barbapapà o un appendipanni coperto da una veste bianca e non sarebbe cambiato niente. Non è la persona, capisci? È la forza del simbolo e la necessità di tantissime persone di affidarsi a esso. E’ questa la cosa che ci spaventa e preoccupa. Il problema è il gregge, non il pastore. Poi va da sé che Ratzinger era una caricatura, uno sturmtruppen di Bonvi vestito da papa ed era quindi più facile e scontato da attaccare. Persino molti cattolici ridevano delle varie prese in giro di Ratzinger. Francesco no. Di Francesco non si può criticare niente. Francesco è il papa con 30% di bontà in più rispetto agli altri papi della stessa fascia. Ecco, questo è un altro aspetto che ci irrita e preoccupa molto. Per questo ci dà molta più soddisfazione del vecchio Sepp.

— Se non ci sbagliamo, l’ultima raccolta delle strisce di Don Zauker sul Vernacoliere è Don Zauker: Operette morali, risalente al 2011. Avete in cantiere anche qualcosa a tal riguardo?

No, riteniamo che l’esperienza delle storie brevi di Don Zauker sia ormai definitivamente conclusa. Tutte quelle che abbiamo fatto sono state pubblicate e sicuramente non ne faremo di nuove. Al limite potremmo pensare, in futuro, di ristampare anche quelle per conto nostro. Ci piacerebbe diventare gli unici depositari del Verbo di Don Zauker.

— Legati al fumetto in qualche modo, sono nati due spin-off (per dirlo all’americana), due esilaranti spettacoli teatrali, il Don Zauker Talk Show e Testimoni dello Spirito. Siete al lavoro anche in questo ambito, magari per riproporli o per presentare qualcosa di nuovo?

Guarda, come sempre, abbiamo smesso di fare spettacoli quando ci arrivavano richieste da tutte le parti, ma non siamo né attori, né cabarettisti e la cosa ci stava letteralmente sfuggendo di mano, prendendoci sempre più tempo. Senza contare che il testo che portavamo in scena era ormai diventato obsoleto. D’altra parte, è indubbio che ci divertissimo da matti. Sono anni che pensiamo di scrivere uno spettacolo nuovo ma non ci decidiamo mai. Ma, ancora una volta, papa Checco e il “Truman Show” che ha generato, molto probabilmente ci spingeranno a fare qualcosa di nuovo. Per il tour di presentazioni di DZ III, ci piacerebbe almeno preparare una cosina strutturata, un semi-spettacolo che si discosti dalle pallosissime presentazioni canoniche in cui l’autore racconta due o tre cose, il pubblico ascolta in silenzio e poi si mettono tutti in fila per farsi fare un disegno. C’è bisogno di un po’ di vivacità.

— Concludiamo con una domanda che ci piace fare a tutti gli autori che intervistiamo. Un fumetto italiano o estero che avete letto e che vorreste consigliare ai lettori di Badcomics.it.

Emiliano: Povere nullità di Baru e Pierre Pelot e il primo Crossed di Garth Ennis.
Daniele: L’eredità del Colonnello, di Carlos Trillo e Lucas Varela.